Fin da quando l’ho presentata, ho parlato di Via Lactea come una saga di fantascienza.
Ma… cos’è, esattamente, la Fantascienza? Scopriamolo insieme.
Una prima definizione di “fantascienza” può essere la seguente: «Narrazione o rappresentazione di vicende fantastiche, apparentemente o parzialmente fondate su elementi scientifici».
Da questa definizione è evidente come l’elemento scientifico sia basilare per definire cos’è la fantascienza.
Un’altra definizione, che mette in evidenza proprio l’elemento scientifico, può essere: «Interpretazione fantastica e avveniristica delle conquiste della scienza e della tecnica, che entra come componente essenziale in un particolare genere di letteratura, spettacoli e simili».
Si tratta, in definitiva, di una narrazione basata su speculazioni e ipotesi di carattere più o meno plausibilmente tecnico-scientifiche e i loro impatti sulla società e sull'individuo. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro.
Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura o spettacolo di fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di storia di tipo fantastico.
Un certo grado di plausibilità scientifica è un requisito essenziale.
Dal punto di vista storico, la fantascienza si fa nascere convenzionalmente il 5 aprile 1926, quando uscì negli Stati Uniti la rivista Amazing Stories, diretta da Hugo Gernsback, considerata la prima rivista di fantascienza.
Le origini del genere possono però farsi risalire a numerose opere precedenti, dal Frankenstein di Mary Shelley ai romanzi di Jules Verne e H. G. Wells, solo per citarne alcuni, ma gli autori che si dedicarono a scrivere storie con al centro speculazioni pseudo-scientifiche e le loro ripercussioni sulla società del tempo furono tanti.
Per restare in casa nostra, un esempio italiano antecedente al 1926 è il romanzo “Le meraviglie del duemila” scritto nel 1907 da Emilio Salgari, che narra di un viaggio nel tempo dal 1903 al 2003.
Convenzionalmente, però, è al 1952 che si fa risalire la nascita della fantascienza italiana, con l’uscita del primo numero della rivista “Scienza Fantastica – Avventure nello spazio tempo e dimensioni” e della collana di libri Urania. Entrambe pubblicavano romanzi e racconti di fantascienza, per lo più di autori di lingua anglosassone. “Scienza Fantastica” è stata però la prima a pubblicare storie di autori italiani.
Da allora il genere si è diffuso anche nel nostro paese, riscuotendo però il favore di una minoranza di pubblico e critica. La maggioranza, purtroppo, considera il genere di basso livello, non all’altezza degli altri, per via di contenuti scarsi e “poco profondi” (pensano e dicono certi sapientoni della “critica”). Giudizio spesso affrettato, dato senza neppure conoscere i contenuti delle opere, al limite del pregiudizio, si potrebbe affermare.
Di contro c’è da dire che quella minoranza del pubblico generalista che fa della fantascienza un suo interesse è appassionata e competente, sa cosa vuole, ha il proprio sotto-genere preferito di riferimento, la propria classifica personale delle opere che ritiene più valide o meno e via discorrendo. Insomma, tutt’altro che un genere di scarsi contenuti.
Bene, credo di aver esaurito l’argomento. Sperando che l’articolo vi sia piaciuto, vi saluto.
Restate sintonizzati per le prossime novità.
Nessun commento:
Posta un commento